Dopo essermi recato fisicamente in un luogo ricco di suggestione e storia, l’Archivio Storico #Olivetti di #Ivrea, ho deciso di accompagnarvi (con particolare attenzione per i/le nostri/e ragazzi/e) in un viaggio digitale ad #Ivrea alla scoperta del Primo Computer da tavolo al mondo! Con aneddoti, curiosità ed episodi storici vi racconto la figura di Adriano #Olivetti e l’importanza del nostro paese nella nascita dell’Informatica moderna! Un video pensato non solo per i Docenti di #Tecnologia ma – nelle mie intenzioni – da me fortemente voluto per raccontare A TUTTI un importante pezzo della storia dell’#Italia del dopoguerra e per veicolare questo messaggio sia ora che il prossimo anno nelle classi. Come sempre, graditi/e feedbacks e condivisioni!
[#Scienze, #Natura e #Tecnologia!] Un nuovo videocorso registrato #live in esterna per mostrare una app che consentirà ai nostri ragazzi di imparare divertendosi, riconoscendo con un alto grado di attendibilità i versi degli uccelli presenti nell’ambiente circostante con la formidabile app #BirdNET, in grado di fornire anche informazioni sulle specie, l’habitat ed altro ancora. Una attività tanto semplice quanto stimolante, da svolgere da soli o con i genitori e gli insegnanti in ambiente scolastico o domestico: può bastare anche il terrazzo di casa! Come sempre graditi/e feedbacks e condivisioni!
[Ho installato la app Immuni e la commento passo passo con voi] #Immuni sì, Immuni no, pare essere uno dei dibattiti di queste ultime settimane; #Privacy sì, Privacy no, ma sappiamo veramente cosa richieda Immuni ai nostri dispositivi per funzionare? Se potrà aiutarci nelle misure di contenimento del Covid-19, lo scopriremo tra un po’, però mi è parso opportuno commentare passo passo, in maniera analitica, – argomentata ed accessibile a tutti – come installarla sul proprio dispositivo e quali azioni occorrano per avviarla. Fatemi sapere che ne pensate, e condividete con i vostri contatti che pensate desiderino essere informati.
“FATE GIRARE”? NO, lo scrivo e lo dico forte e chiaro: NON faccio girare proprio nulla. Da anni mi impegno e mi spendo contro le catene e le #fakenews e, lo ribadisco, MAI come in questo momento occorrono riflessione, FONTI CERTE e – al bisogno – SILENZIO analogico e digitale. #iodiconoallefakenews, alla catene e video su #messenger, #whatsapp e qualsivoglia altra piattaforma! Che parta dagli adulti, troppo spesso distratti e superficiali, e dagli educatori un esempio che ricada sui ragazzi!
Se hai visto con attenzione l’immagine che ho pubblicato poco sopra, sappi che si tratta di ciò che NON DEVI FARE su qualunque social networks!
Alimentare, infatti, sul #web notizie fasulle ed infondate con condivisioni o commenti indignati non fa altro che fare il gioco degli autori di queste sane “bufale”.
Certo, anche Google nel calderone dei risultati proposti può fornire informazioni non esatte ma rimane un baluardo a cui, quantomeno affidarci: il minimo sindacale da fare, lo ricordo, quando si legge una notizia tramite i #social #networks, siti che trasmettono scarsa affidabilità o testate giornalistiche che non si conoscono è inserire alcune parole chiave (il titolo del presunto articolo, il tema chiave della notizia, il nome del personaggio famoso citato con accanto parole chiave (le famigerate”keywords”) hot come nascita, morte, matrimonio, ecc… proprio nella barra di ricerca di Google. State tranquilli che, se si tratta di una bufala consolidata, tra i vari risultati mostrati non potrete che accorgervene.
SITI INTERNET ANTI-BUFALE
Vi consiglio di consultare, periodicamente, magari aggiungendoli ai vostri preferiti (segnalibri per alcuni browsers) la lista nera dei siti spacciano “bufale” (clic QUI) o il sito ufficiale del noto giornalista – in ambito digitale e non solo – Paolo Attivissimo (clic QUI), che da tempo ha messo in atto (un po’ come me… 😉 ) una personale campagna per svelare agli utenti della rete le notizie “spazzatura”.
Insomma, io alcuni buoni consigli ve li ho forniti, dunque occhio: direi che ora, non avete più scuse! 🙂
Anche se il tempo nell’era dei personal computers, dei software e dei dispositivi mobili sembra scorrere velocissimo, pochi di voi che stanno leggendo queste righe attribuirebbero al Sistema Operativo più diffuso al mondo (alcuni dati più dettagliati cliccando QUI)…30 anni! Ebbene sì, ne è passata di acqua sotto i ponti dalla versione 1.0 di Windows sino al recente Windows 10, ancora in fase di “svezzamento”.
Da sostenitore del software libero e della libera diffusione della cultura non entrerò qui nel merito della diatriba tra quale sistema operativo (e parlo di Windows, di Mac OS e di Linux nelle sue varie distribuzioni) sia effettivamente più semplice da utilizzare, più o meno immune da insidie tecniche o virus, ma mi limito a riconoscere in maniera lucida ed il più possibile oggettiva che Windows resta il sistema operativo che si trova più di frequente nelle nostre case, negli uffici e nelle scuole: per questo va conosciuto ed utilizzato con intelligenza, così che magari in futuro ciascuno di noi si senta libero, ma consapevolmente, di approdare verso altri lidi ed altre funzionalità, grafiche e stile di icone ed applicazioni. Nell’articolo che vi segnalo all’inizio, non perdete la photogallery che riporta una carrellata dei vari desktop che si sono susseguiti nel tempo, da Windows 1.0 a Windows 10.
Certo, a leggere queste righe…viene quasi da sentirsi “invecchiati”…ma solo informaticamente parlando!
Gran bella idea questo web 2.0: da risorsa per la mera consultazione diviene piattaforma attiva di interazione e apprendimento. E Internet, in maniera assolutamente democratica, diventa la chiave per la condivisione dei saperi.
Oltre all’utilizzo corretto del personal computer e della tecnologia, tra i passaporti per essere cittadini del mondo annoveriamo certamente una efficace padronanza della lingua straniera: fortunatamente, anche in questo caso c’è una risorsa, poco conosciuta, a nostra disposizione gratuitamente: FORVO!
Per capire ancor meglio di che si tratta, oltre ad inviarvi direttamente sul sito ufficiale del progetto (CLICCATE QUI) vi riporto la breve ed efficacissima presentazione presente proprio nella homepage di FORVO:
COME UTILIZZARLO: clic su LINGUE in alto e poi a destra su una delle LINGUE PRINCIPALI oppure clic in fondo per accedere alla lista COMPLETA delle lingue. A questo punto clic nel box CERCA UNA PAROLA, digitando il termine che vogliamo sentir pronunciare correttamente, e Forvo ci metterà a disposizione la pronuncia corretta, quando disponibile anche con inflessione maschile o femminile: ci basterà cliccare sul classico simbolo triangolare PLAY a fianco al lemma, come in figura:
Io lo trovo uno strumento davvero interessante per chiarire dubbi lessicali, raffinare le proprie conoscenze linguistiche e migliorare la conversazione, e voi? Non resta che provarlo!
Dici e-book e subito pensi a qualcosa di tecnologico ed alternativo alla classica lettura “tattile” con un buon libro in mano. Niente di più sbagliato. O meglio, ricondurre il concetto di libro elettronico a quanto descritto sopra sarebbe ingiustamente riduttivo.
Nella recente tre giorni (25-26-27 ottobre) svoltasi presso la struttura del Palafiori di Sanremo è stato celebrato l’E-book fest, neonata manifestazione per la città dei fiori che ha visto protagonista il libro elettronico declinato molte delle sue forme, e questo mi ha permesso grazie all’ascolto di conferenze e a incontri illuminanti – da appassionato prima ancora che da professionista nel settore della formazione informatica – di poter approfondire la mia conoscenza di una tecnologia certamente affascinante e di cui, spesso, si conoscono in maniera frammentata solo gli aspetti commerciali.
Cominciamo da un breve postulato: l’e-book, prima di tutto è semplicemente un libro. Così come non esistono lettori digitali e cartacei, ma semplicemente lettori, con la differenza che i fruitori del libro elettronico appaiono ancor più esigenti ed attenti di quelli “tradizionali”. In tram, in treno o più semplicemente a casa non sfogliano un numero più o meno consistente di pagine ma reggono un comodo e leggero e-book reader, un dispositivo di ridotte dimensioni concepito appositamente per la lettura e per un confort ottimale per gli occhi grazie all’e-ink (inchiostro digitale), con funzioni mirate per poter – ad esempio – aggiungere un segnalibro o se possibile scrivere una annotazione a margine. Ulteriore differenza: il lettore digitale ama la lettura in senso lato e del libro tradizionale osserva anche l’involucro, qualità della carta e dei font (caratteri) utilizzati, si sofferma sulla quarta di copertina. Per questo desidera ritrovare gli stessi dettagli anche in un formato elettronico (e-pub e mobipocket, preferiti al pdf) e desidera che siano gli stessi editori ed autori a comprendere le esigenze del consumatore finale. Ecco, questi sono tra gli aspetti che indubbiamente mi hanno sorpreso ed intrigato maggiormente all’e-book fest, grazie al felice incontro con Massimiliano Enrico e Luca Calcinai, quest’ultimo con tanto di camice e qualifica conquistata sul campo di e-book doctor (nella tre giorni sanremese, a chiunque portava il suo reader con malfunzionamenti veniva effettuata una verifica tecnica con eventuale riparazione del tutto gratuita.
Consulente freelance editoria digitale ed operatore del settore
Massimiliano Enrico mi ha accolto allo stand dell’e-book club italia (www.ebci.it) illustrandomi le sue esperienze di consulenza nel settore dell’editoria digitale e come un e-book reader non sia affatto un tablet, affiancandosi semmai ad esso (per inciso, prodotti come l’I-Pad non risultano quindi adatti per la lettura, semmai per una consultazione di documenti di vario genere e per la fruzione di contenuti multimediali). Successivamente è giunto il gradito invito di Luca Calcinai, fondatore dell’E-book Club Italia ed esperto ed operatore del settore, come Enrico, a visitare con tanto di erudita spiegazione il bellissimo e-book museum allestito in una spaziosa sala del Palafiori in ordinate vetrinette con esaurienti e completi pannelli esplicativi, in cui ho ravvisato da subito – e qui esce fuori la mia anima da formatore – una eccellente utilità didattica. Nonostante ci fossero eventi appositamente concepiti per scolaresche e docenti, non ci sarebbe occasione di conoscenza migliore di una visita al piccolo ma curato museo corredata dall’appassionata e competente spiegazione di Luca Calcinai, complemento indispensabile per apprezzare ciò che di lì a poco avrei potuto vedere e toccare con mano. Come vedete quindi, il filo conduttore resta lo stesso: gli amanti dell’e-book non sono necessariamente smanettoni tecnologici ma in primis appassionati lettori che, come nel caso del club, cercano a lorovolta di trasmettere questa passioni a visitatori e curiosi che si vogliano avvicinare a questo mondo. Perchè di mondo si tratta.
Luca Calcinai, l’e-book doctor
Luca mi ha guidato in un viaggio iniziato nel 1968 con i primi tentativi di produzione degli e-book readers, attraverso gli anni ’80 e ’90 sino ad arrivare al 2012 transitando attraverso una curiosa sezione denominata meteore, all’interno della quale erano presenti quei dispositivi tecnologicamente dotati ma che hanno goduto di scarsa fortuna commerciale, come l’Asus Eee-Note. E qui emerge un altro aspetto che rende davvero pregevole sia l’evento in sè sia gli intenti dell’e-book club italia: non vi sono aspetti commerciali, non ci si sofferma su marchi e modelli ma tutto è incentrato sull’approccio da avere nei confronti del libro digitale, ritenuto eccellente prodotto ad esempio da diffondere nelle scuole con alcune note critiche – sempre garbate e motivate s’intende – da parte di Calcinai sulla diffusione di tablets all’interno degli istituti scolastici, ritenuti strumenti non idonei per lo studio e per la ri-lettura (eh già, perchè lo studio è un ulteriore tipo di lettura, che si unisce quindi alla lettura intesa come narrativa e alla lettura-consultazione, più distratta e variegata, come può essere quella di un quotidiano).
Da informatico quindi, confesso che ho preso parte all’evento nel suo insieme convinto di avere una soglia di conoscenza tecnica adeguata per avvicinarmi all’argomento e ne sono uscito arricchito dal punto di vista dei contenuti e dei rapporti umani, conscio quindi che l’e-book fest è stato una preziosa occasione di aggiornamento e di apprendimento, oltre ad avermi offerto spunti utili di cui intendo servirmi, in futuro, per la mia attività didattica.
Inoltre, i convegni ed i fortunati incontri che ho contribuito a propiziare mi hanno soprattutto permesso di comprendere il punto di vista di un vero lettore, come ciascuno di noi può essere se solo si sofferma a riflettere alcuni secondi in più, colmando quella lacuna dal punto di vista della user-experience che mi sono reso conto di avere non appena ho varcato la soglia delle sale congressi ed espositive per uscirne.
Un evento insomma che, come altri visitatori, mi auguro venga ripetuto con ancor maggior successo e pubblicità nel 2013. E chissà che sino ad allora io non abbia almeno affiancato volumi e volumetti tradizionali (e rassicuranti, aggiungerei) ad un comodo reader…
Ci sono alcuni termini in ambito informatico e più diffusamente tecnologico che meritano un doveroso approfondimento, e tra questi c’è proprio virtuale, usato spesso come aggettivo ma anche disinvoltamente come attualissimo sostantivo.
La domanda più classica che ci potremmo porre è: sappiamo realmente cosa significa? Scopriremmo che la risposta non è affatto scontata. Siamo portati a pensare a qualcosa di virtuale come a qualcosa che “non esiste”o, ancor meglio, esiste solo nel mondo del computer, e questo rischia di condurre soprattutto i più giovani ad un pericoloso fraintendimento: il credere cioè che un sinonimo perfetto di virtuale sia irreale.
Se ci ragioniamo un secondo, in effetti, parrebbe che non si tratti di qualcosa di tangibile, che possiamo maneggiare concretamente, ed anzi qualcosa verso cui possiamo manifestare una certa disinvoltura. Prendiamo alcuni classici ritrovi della rete, come Netlog (aggregatore sociale rivolto prevalentemente ai ragazzi) o il più che famoso Facebook, frequentato da internauti di tutte le età ed interessi. Si tratta di enormi piazze non appartenenti alle nostre città ma immensamente più frequentate, più colorate, più vive, aperte a tutte le ore. Piazze, appunto, che definiamo a pieno titolo virtuali. L’unica cosa che ci separa da loro è il monitor del nostro pc (o smartphone, per essere al passo con i tempi), e questo ci consente proprio la disinvoltura a cui facevo riferimento prima. Abiti comodi, niente trucco per signorine e signore, timidezza alle spalle, una foto del nostro profilo convincente (più o meno rispondente al vero) e via con la tastiera, convinti che che le nostre parole si depositino in un mondo intangibile pronte a perdersi nella memoria della rete una volta chiuso il sito del quale siamo frequentatori (e consumatori) quotidiani. Anzi, aggiungiamo che sappiamo bene che la rete diviene proprietaria di tutto ciò che facciamo scivolare su di essa, ma proprio perchè si tratta di un mondo virtuale non ce ne curiamo abbastanza. Ma com’è veramente il nostro rapporto con il computer e con internet? Per comprenderlo pienamente basterebbe sostituire al termine virtuale il più corretto ed appropriato termine digitale, come consiglio sempre di fase in occasione dei miei corsi e degli incontri in cui sono chiamato a parlare di sicurezza informatica. Parlare di digitale significa certamente fare riferimento ad un’esperienza che nasce e vive grazie al computer, ma che esiste eccome! E che, come tale, produce conseguenze dirette ed indirette nella nostra vita quotidiana, quella reale. Il più classico degli esempi lo potremmo fare prendendo a modello una chiacchiera in chat o una conversazione tramite i social networks con un interlocutore che abbiamo conosciuto solo in rete e di cui dunque non possiamo e non dobbiamo fidarci. Quella conversazione è tutto tranne che virtuale, proprio perchè può produrre tangibili effetti nella vita reale. Che tale riflessione non sia affatto scontata e cristallina ce lo dicono gli episodi di cronaca che fanno riferimento a Facebook ed ai suoi derivati e che vedono coinvolti tanto utenti giovani, talvolta minorenni, quanto più adulti e presumibilmente più consapevoli.
Ecco che allora la nostra presenza sulla rete (e i formidabili strumenti che ci mette a disposizione) deve semplicemente essere una proiezione di noi stessi rispondente al vero, con i nostri punti di forza e le nostre debolezze, e non un modo di costruirci una identità alternativa, quello che in gergo viene definito un alias.
Di virtuale insomma possono esserci giusto i nostri sogni, le nostre aspirazioni, ma attenzione: essere cittadini di questa era, l’era digitale, ci consente di sfruttare proprio Internet e il suo potenziale per far divenire anche quelli delle soddisfacenti realtà!