Pillole

Una Pasqua silenziosa e surreale

Il 27 marzo, Papa Francesco da solo chiedeva aiuto per il mondo intero, nel silenzio irreale di Piazza San Pietro. “La foto”, come l’ha definita l’amico Luca Zanelli. Oggi, venerdì 10 Aprile, il Papa presiede la via crucis: quella stessa via crucis percorsa da chi soffre e dai tanti medici, infermieri, sacerdoti, appartenenti alle Forze dell’Ordine, cittadini giovani ed avanti negli anni. No, non c’è nulla da festeggiare in questa Pasqua, è da vivere però come ricerca della luce, di un barlume di speranza. Chi, quando la situazione diveniva critica, si è recato negli impianti sciistici, chi non rispetta le prescrizioni, chi si fa beffe della legge e della salute, come può ignorare tutto questo? Le stazioni della via crucis scritte dai carcerati, dagli ultimi, di nuovo il silenzio. Che immagini potenti! Ai colleghi che mi leggono e seguono, ai genitori mi permetto di dire: raccontate loro questo, mostrate queste immagini. L’uomo cade, cade sempre, a volte non sa rialzarsi. Ha fede, la perde, la ritrova. Prega, consapevolmente ed inconsapevolmente, si affida, perché nessuno si salva da solo. Ed ecco che, dentro ciascuno di noi, albergano pensieri e preoccupazioni di diversa entità: il conforto è pensare e sperare che la Luce illumini la strada. Buon venerdì Santo, buona serata.

Andrea Cartotto

Trainer Andrea

Il mio sguardo sull'IT, Pillole

La domenica delle Palme 2.0: nulla è cambiato?

simbolo domenica delle palme

Da Sanremese, sono affezionato alla Domenica delle Palme anche per una ragione che affonda le sue radici nella storia. Non è infatti un caso che, ogni anno, i “parmureli” – foglie di palma sapientemente intrecciate a mano – vengano forniti al Santo Padre per la celebrazione proprio dai floricoltori della città di Sanremo. Chi non conoscesse l’episodio a cui faccio riferimento, può agevolmente leggerlo qui, di seguito: https://bit.ly/2G9bP0F.

Una breve e laica riflessione su questa domenica, lasciandone altri profili di analisi a chi conosce a fondo Teologia e Sacre Scritture e, dunque, ha pieno titolo di parlare o scrivere dell’argomento, voglio però proporla qui. Mai come oggi, mi sento di ravvisare nel Vangelo parole di modernità, attuali e persino aderenti alla vita #digitale che ormai, tutti noi, stiamo affrontando.

I social media, Facebook in testa, mi ricordano mediante alcuni comportamenti dei loro utenti quella folla tumultuosa che osserva Gesù mentre viene condotto da Pilato, e alla stessa folla viene chiesto di “decidere” quale sorte debba toccare ad un uomo: vi viene forse in mente qualche analogia con i fatti di cronaca proposti, regolarmente, ogni giorno?

Mi pare anche che il Vangelo racconti degli haters, “passanti” del web il cui unico scopo è attaccare o denigrare senza alcuna finalità, così come passanti erano coloro che, dinnanzi a Gesù, lo schernivano invitandolo a salvarsi scendendo dalla croce.

I sommi sacerdoti, mi paiono assimilabili a talune alte cariche della società civile che, forse abusando del delicato ruolo da loro ricoperto, affidano ormai a media tradizionali riflessioni o espressioni di propaganda senza aver accuratamente soppesato le parole scelte. E, come sono solito ripetere ai ragazzi quando ci troviamo in classe, noi siamo sempre responsabili delle nostre parole nel momento esatto in cui abbiamo premuto un tasto “invio” o “pubblica”, essendo altrettanto responsabili dell’analisi, che dovremmo sempre fare, di come tali parole possano essere accolte dal destinatario di turno.

Il Centurione incarna, forse, il nostro stupore quando ci rendiamo conto di aver alimentato o fomentato il seguito dinnanzi alle fake news, rendendoci conto con imbarazzo dell’errore commesso laddove intervengano un altro utente o una fonte certa a rivelarci la verità.

In ultimo, Giuseppe d’Arimatea rappresenta probabilmente ciascuno di noi, nel momento in cui ricordiamo che è possibile – ed anzi, un dovere morale – provare pietà cristiana per chi è debole, in un momento di difficoltà, senza difese o forze. Ecco, compiendo una non semplice e forse azzardata analogia, laddove si sviluppino episodi di cyberbullismo – nel caso dei ragazzi – o molestie – nel caso degli adulti -, sarebbe bello che per ciascun caso un Giuseppe intervenisse non ad avere pietà di un corpo esanime, ma ad avere il coraggio di distinguersi dalla massa prendendo le parti o le difese di chi, per mille ragioni, in un dato momento della sua vita non ha la forza di farlo.

Che si sia credenti o meno, il testo integrale a cui faccio riferimento (dal Vangelo di Marco) è consultabile cliccando QUI.

Comprendo di aver proposto, sopra, un post particolare: chiamatela deformazione professionale, o forse è una forma di lateral thinking, ma mi piaceva l’idea di condividere un mio pensiero scritto “di pancia”, che idealmente a distanza si raccordasse con uno dei primi blogger che la storia ci abbia consegnato: un evangelista.

Andrea Cartotto

Trainer Andrea