E’ capitato anche voi di guardare e riguardare una foto trovata in rete ipotizzando che sia stata ritoccata ad arte? Con le tecniche di Photoshop (o dell’eccellente alternativa open source Gimp), una mano sufficientemente esperta ed un pizzico di estro creativo anche l’occhio più allenato può essere ingannato.
Se vogliamo però soddisfare la nostra curiosità e fare una sorta di esame del dna di un’immagine, per capire se lo scatto sia originale o frutto del fotoritocco, ci viene in aiuto un piccolo programmino gratuito, in lingua inglese, Jpeg Snoop, scaricabile direttamente qui, cliccando poi su free download.
Il suo funzionamento è piuttosto semplice anche per i neofiti: una volta installato infatti, dovremo semplicemente cliccare su file e quindi su open per importare all’interno del software l’immagine che vogliamo passare ai raggi x ;-).

Ci verrà restituito un riepilogo testuale piuttosto lungo ed accurato, in cui figurano anche marca e modello del dispositivo che ha effettuato lo scatto (fig. 1) : scorrendo l’elenco sino al termine, troveremo il responso di nostro interesse, che ci dirà – a seguito di un’analisi accurata effettuata grazie ad un sofisticato algoritmo – se l’immagine è “come mamma l’ha scattata” o se vi sono tracce di editing, anche minime.
Il breve commento offerto dal software è in lingua inglese ma di agevole comprensione. Se infatti ci troveremo davanti ad un testo come quello che troviamo nella figura 2, allora potremo presumere che l’immagine abbia subito delle modifiche. In alternativa, Jpeg Snoop può comunicarci che l’immagine da lui analizzata si presume originale oppure che non è riuscito ad avere abbastanza elementi per fornirci un esito circa la presenza o meno di ritocco fotografico.
Un programma insomma che fa del suo punto di forza la semplicità di utilizzo, accettando una pur ragionevole soglia di errore che, d’altronde, è comprensibile dal momento che l’analisi delle immagini si basa sui cosiddetti metadata, insieme di informazioni che le nostre macchine digitali compatte o reflex ed i nostri smartphone memorizzano non appena effettuiamo il più classico dei “clic” sul pulsante dello scatto.
Andrea Cartotto
Trainer Andrea